Iniziò così un percorso, parallelo al suo ruolo di imprenditore, durante il quale descrisse, in una sorta di diario, tutti i passaggi della sua personale ricerca evolutiva attraverso la quale volle dare risposta a domande come:
“Perché mi sono ammalato?”
“Perché è più difficile gestire una malattia rispetto ad un’azienda?”
“Perché nonostante i successi che ho ottenuto nella mia vita, mi sento sconfitto?”
“Perché sono arrabbiato con me stesso e con gli altri?”
“Come posso trasformare la sofferenza della mia malattia in un’opportunità di cambiamento per me stesso e per le altre persone?”
Le risposte a queste e ad altre domande le trovò grazie ad un lungo, difficile e doloroso lavoro introspettivo. Si rese conto che il punto focale sta nel fatto che ogni persona è unica ed irripetibile. Riuscire a prendere coscienza di questo, significa diventare consapevoli dei propri talenti, dei propri desideri più profondi, del proprio ruolo nella vita e nella società.
La grande via per raggiungere il proprio ben-essere si snoda, secondo le indicazioni di Giorgio, in cinque percorsi che conducono ad un’esistenza sana, equilibrata e serena. In questo modo scrisse: “Avremo gli strumenti per godere di tutto il bello dell’esistenza e per far fronte alle prove della vita senza restarne sopraffatti”.
Il senso della malattia di Giorgio ha preso forma dopo di Lui, concretizzandosi in una sorta di business plan per la nascita della Fondazione e la sua crescita.
Dopo la sua morte, il concetto di trasformazione ha investito anche i genitori e il fratello che hanno deciso di vendere l’azienda di famiglia e di creare nel 2016 la Fondazione Le Cinque Vie di Giorgio, non in memoria di Giorgio, ma grazie a lui.